Nota: i numero che utilizzo in questo articolo sono “a caso”, solo per fare passare dei concetti.
Nella percezione generale siamo portati a considerare i prodotti vegetali come “ricoperti” da pesticidi dannosissimi (che sarebbe più corretto chiamare fitofarmaci o agrofarmaci) e una bella fetta della popolazione si rifugia nel biologico credendo che quelle colture ne siano totalmente prive.
La paura dei pesticidi è ingiustificata, sia i prodotti convenzionali che quelli bio sono SICURI e non pongono rischi rilevanti per la salute del consumatore. E’ vero che i prodotti biologici presentano meno residui di pesticidi, ma questo non significa che ne siano privi come la maggioranza delle persone crede. I produttori biologici possono tranquillamente usare (e li usano) pesticidi non di sintesi. E la qualità del loro prodotto finito, quello che noi mangiamo, deve comunque essere sottoposta ai rigidi controlli che devono subire anche gli alimenti convenzionali. La certificazione di un prodotto bio garantisce che il processo di produzione sia controllato, ma nulla dice riguardo al prodotto finale che in alcuni casi può essere contaminato. Qui sotto potete vedere i risultati comparativi tra prodotti bio e convenzionali per l’anno 2014 nella Unione Europea:
Guardate l’ultima riga che mette insieme tutti i risultati. Il 45,3% dei prodotti convenzionali presenta traccia di residui SOTTO i limiti di legge e il 3% supera i limiti.
Per il biologico i numeri scendono a un 12,4% per la presenza di residui sotto i limiti e 1,2% sopra.
(Dalla tabella non lo si evince direttamente ma ricordo che questo sta a significare che il 51,7% dei campioni convenzionali NON presenta residui evidenziabili contro un 86,4% del biologico).
Perciò i pesticidi sono anche nel biologico e hanno nomi “chimici”:
Ma questo cosa significa? Che anche il biologico non è sicuro? Assolutamente no! Significa che sono sicuri entrambi. Anche quei pochissimi prodotti che superano i valori di legge (LMR) non pongono alcun problema di salute pubblica come confermato dall’Efsa, l’ente europeo per la sicurezza alimentare. Perchè?
Prendiamo in considerazione un fitofarmaco x. La legge impone che prima della sua immissione in commercio debba essere valutata la sua tossicità.
La prima fase quindi è studiarne l’effetto sul modello animale (in genere topi): si controllano gli effetti tossici a breve e a lungo termine, si valuta l’eventuale cancerogenicità e gli effetti sulla riproduzione. Alla fine viene estrapolato il cosiddetto NOEL (No Observed Effect Level) cioè la quantità di sostanza che NON produce più nessun effetto osservabile sull’animale. Questo significa che somministrando per tutta la durata della vita dell’animale quel fitofarmaco in quella concentrazione non si evidenzierà nessun tipo di danno.
Ammettiamo che il NOEL per la nostra sostanza x sia pari a 5mg/Kg p.c./giorno (5mg per Kg di peso corporeo al giorno per tutta la vita NON producono effetto alcuno su di lui).
A questo punto si applica un fattore di sicurezza per tener conto delle differenza che potrebbe esserci tra il metabolismo dei topi rispetto a quello umano.
Normalmente si divide il NOEL per 100 (anche di più in alcuni casi). Per cui arriviamo al cosiddetto ADI (Admissible Daily Intake), cioè la quantità di fitofarmaco che un uomo può assumere per tutta la vita ogni giorno senza avere nessun problema di salute (più elevata è l’ADI più sicuro è il principio attivo).
Ricordate che l’ADI è la centesima parte di una quantità che GIA’ non produce nessun effetto sull’animale da laboratorio.
Nel nostro caso l’ADI è pari a 0,05mg/Kg p.c./giorno. Perciò per un uomo medio di 60Kg sono 3mg al giorno di quel dato fitofarmaco x.
L’ADI è un puro valore tossicologico non un valore di legge. Il valore di legge (LMR) si calcola in modo tale che su tutte le colture per le quali è registrato l’uso di quel fitofarmaco non si arrivi mai al limite dell’ADI, anche se mangiassimo tutti quei vegetali ogni giorno
Nel nostro esempio, supponendo che il il fitofarmaco x sia registrato su 10 colture, il LMR è calcolato in modo che anche mangiandole tutte e 10 in un giorno non si raggiunga quello 0,05mg/Kg p.c. Quindi il LMR è molto più conservativo dell’ADI, per esempio potrebbe essere 0,02mg/Kg p.c. Si capisce abbastanza chiaramente che anche nel remoto caso si superi il LMR non ci sarebbero problemi perchè il margine di sicurezza rimane ampio.
Fra l’altro non finisce qui perchè noi non mangiamo ogni giorno tutte le colture sui cui quel fitofarmaco è registrato, perciò adesso possiamo stimare (partendo dai consumi medi dei cibi nelle varie diete e secondo altri fattori) la quantità di quel dato pesticida noi ci portiamo effettivamente a casa con la spesa arrivando a calcolare l’EDI (Ingestione giornaliera stimata).
Facciamo che l’EDI nel nostro esempio sia 0,01mg/Kg p.c. e andiamo poi a calcolare il rapporto EDI/ADI = 0,2 che esprime il margine di sicurezza per l’uomo per quel pesticida (più basso è meglio è)
Si possono sommare tutti questi rapporti per i vari principi attivi registrati e fare la media. Questo calcolo è stato fatto evidenziando una valore medio di 0,001 (l’un per mille). Ciò vuol dire che noi ogni giorno al massimo possiamo arrivare a ingerire un millesimo di tutte le varie ADI che a loro volta sono un centesimo di una quantità che non ha fatto nessun danno nell’animale.
Riportando il tutto su base annua si trova che noi “rischiamo” di introdurre fitofarmaci pari a un terzo dell’ADI, cioè in un anno si introduce la terza parte di una quantità che potremmo ingerire senza danno in un giorno, ogni giorno, per tutta la vita.
In valore assoluto siamo attorno ai 200mg di “pesticidi” all’anno.
Ma ancora non è finita qui, perchè non abbiamo considerato che noi laviamo, puliamo o cuociamo la verdura o la frutta abbattendo ulteriormente quel nulla che (forse) era presente sugli alimenti.
Alla fine della fiera, è stato calcolato che, in capo a un anno, noi possiamo al massimo introdurre 100mg di residui.
In un bicchiere di vino ci sono 12000 mg di un potente cancerogeno che possiamo farci fuori in due minuti. E non credo ci sia altro da aggiungere.
Se poi andiamo a vedere i risultati dei campionamenti dei prodotti ortofrutticoli in Italia per l’anno 2014 notiamo che:
- il 65,5% è privo di residui
- il 34,2% contiene residui in quantità inferiori al LMR
- solo lo 0,3% dei campioni supera i LMR ed è definibile fuori legge (ma, se mi avete seguito fin qui, avrete capito che NON è assolutamente pericoloso!)
Rifletteteci quando andate al supermercato per comprare prodotti biologici, convinti che siano più sani, pagandoli 4 volte di più! 🙂
p.s.
Facciamo un esempio con il glifosato, il terribile pesticida di cui tutti parlano: la sua ADI è pari a 0,5 mg/giorno/kg corporeo, il che vuol dire che io, che peso 62kg, posso ingerirne fino a 31mg ogni giorno, per tutta la vita senza nessun problema.
Ok ma quanto ne ingerisco in effetti? Nei vari controlli fatti sulla pasta, per esempio, si sono trovati residui che variano tra 1 microgrammo (micro! non milligrammo) per kg di pasta, fino a 400 microgrammi circa. Prendiamo il dato peggiore: 400 mcg/kg (cioè 0,4mg/kg). Per arrivare alla mia ADI (31mg) devo mangiare 77.5kg di pasta al giorno. Va bene che i carboidrati non fanno male, ma 77kg di pasta qualche problema forse lo procurano molto prima che lo procuri il glifosato.
Perciò se mangio una 70ina di grammi di pasta introduco, nel peggiore dei casi, 0,028mg del terribile pesticida, cioè più di mille volte meno della mia ADI.
Anche sommando tutti gli eventuali residui presenti negli altri alimenti (eventuali perchè mica tutti i cibi presentano residui, anzi, più del 60% non li presenta affatto) siamo sempre ben lontani dal raggiungere l’ADI.
Pensiamo a dimagrire prima di tutto.
Ingrassare produce un sacco di “pesticidi” interni. Aumenta l’infiammazione e lo stress ossidativo.
L’obesità genera malattie e morti, gli agrofarmaci semmai ci permettono di avere frutta e verdura belli e sani ogni giorno in tavola. E frutta e verdura riducono il rischio di obesità. Fate vobis.
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Addendum
Secondo un simpatico studio, sembra che il danno per la salute legato alla ingestione dei famigerati “pesticidi” con frutta e verdura, si concretizzi, in totale, in una perdita di vita pari a…a…aaaaa…
circa 3-4 minuti.
Nel peggiore degli scenari, che comprende mangiare i vegetali più contaminati e non lavarli o addirittura avere una dieta basata SOLO su frutta e verdura per tutta la vita, si parla di una perdita di 1-2 giorni di vita.
Sommessamente segnalo che NON mangiare verdura e frutta per paura dei pesticidi, invece, può far perdere fino a 3-4 anni di vita rispetto a chi ne mangia 5 porzioni al giorno (coi pesticidi).
Certo, lo capisco, se in quei 3-4 minuti stai facendo cose interessanti e nei 3-4 anni precedenti non hai fatto a mazza, può scocciare…ma non prendetevela con me.
Ora chi glielo dice a Coldiretti?
https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S0045653509009497
Conclusioni dello studio:
“Si stima che il potenziale danno permanente dei pesticidi alla salute umana a causa del consumo di frutta e verdura sia di 60 anni di vita persi per l’intera popolazione svizzera, o 4,2 minuti a persona. I valori corrispondenti per gli Stati Uniti sono 1860 anni e 3,2 minuti a persona. Il risultato di 4,2 minuti di vita persi a causa dei residui di pesticidi è piuttosto limitato rispetto ai benefici nutrizionali (vitamine, fibre, minerali, aminoacidi essenziali e acqua) di mangiare frutta e verdura.
Una dieta teorica dello scenario peggiore per una singola persona basata sul consumo di prodotti alimentari non lavati utilizzando le più alte concentrazioni residue di pesticidi trovate per ciascun principio attivo in Svizzera e utilizzando il fattore di incertezza del 97,5° percentile delle CF ha portato a 0,99 giorni di vita persi. Il danno permanente a un individuo nutrito interamente di frutta e verdura è stato stimato in 2,41 giorni di vita persi. Anche se il danno complessivo dei pesticidi come descritto in questo studio sembra essere piccolo, va notato che la presenza di residui di pesticidi negli alimenti dovrebbe rimanere sotto costante osservazione. Soprattutto nei paesi in via di sviluppo, dove i programmi di controllo degli alimenti non sono ancora stati stabiliti e dove gli agricoltori non sono ben addestrati in relazione alle buone pratiche agricole, il rischio associato ai pesticidi può essere di maggiore importanza.
In generale si può concludere che i risultati di questo studio non indicano che l’assunzione di pesticidi dovuta all’ingestione di frutta e verdura consumata dal grande pubblico nei paesi in via di sviluppo porti a significativi danni alla salute umana. Tuttavia, va detto che gruppi specifici come gli anziani, i neonati, i bambini, i diabetici o le donne incinte potrebbero essere di ulteriore preoccupazione, poiché queste sottopopolazioni potrebbero essere più sensitive ai pesticidi.”
https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0002916523051948
8 risposte su “Piccola guida alla paura dei pesticidi”
Beh, posso tirare un sospiro di sollievo anche se a volte esagero con la pasta….
Il che è tutto un altro discorso 😊
disgustoso
Disgustoso cosa?
Può essere usata la Formula di Loewe additiva, per sommare i residui di pesticidi diversi?
Ad esempio se l’analisi biochimica prova 40 pesticidi, ognuno dei quali al di sotto del LMR 0,01 mg/Kg, con quale formula o criterio vanno sommati per ottenere un “LMR EQUIVALENTE”?
Ci sono studi che dimostrano come il famoso mix non sia un problema. Se i residui singoli sono bassissimi e lontanissimi dalla soglia non di pericolosità ma semplicemente legale, non c’è motivo di pensare che il mix superi tale soglia. Dato che parliamo di molti ordini di grandezza più bassi
“Nel nostro esempio, supponendo che il il fitofarmaco x sia registrato su 10 colture…” 🙄
E perché scrivere il LMR, anziché l’LMR?
Ma vai a quel paese 🙂